VIII Biennale d’Arte Fotografica Le Gru

VIII Biennale d’Arte Fotografica Le Gru

Omaggio a Gianni Pistarà

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download_icon Catalogo VIII Biennale 2012

U’ Prufissuri

La mostra e l’omonima pubblicazione intendono essere un omaggio che il Gruppo Fotografico Le Gru porge nei confronti  di Gianni Pistarà.
Gianni ha lasciato questa terra il 16 Ottobre del 2002 e per molti di noi è stata una grande perdita: di un amico e di un maestro di fotografia e di vita.
Personalmente ho conosciuto Gianni nel lontano 1979 quando alcuni amici m’invitarono a far parte del Cine Foto Club Galatea di Acireale, circolo in quegli anni molto attivo sia nella fotografia sia nella cinematografia.
Ad Acireale quando si parlava del circolo, spiccava fra tutti proprio la figura di Gianni Pistarà perché oltre ad essere un ottimo cine-fotoamatore, apprezzato a livello nazionale, aveva ricoperto tutti gli incarichi dello stesso sodalizio (Presidente, Segretario, etc.) a cui dedicava tutto il suo tempo, dopo la famiglia.
Per noi Gianni era “u’ prufissuri Pistarà”; anche se quando lo conobbi io già aveva riposto il registro nel cassetto, dopo aver svolto l’attività di maestro elementare.
Nel 1981 con il mio trasferimento da Messina a Catania, ho avuto modo di partecipare attivamente alla vita del Club e di conoscere tanti amici più esperti (Corrado Busà, Pietro Urso, Seby Patanè, Domenico Scudero etc.) che oltre ad aiutarmi dal punto di vista fotografico furono di grande aiuto nell’inserirmi nel mondo fotoamatoriale locale e nella FIAF.
Gianni era orgoglioso di far parte della FIAF e per diversi anni insieme all’amico Busà rappresentarono la Sicilia nei vari Congressi nazionali.
Si deve a loro, per le magnificenze che ci raccontavano al rientro, se ancora oggi la Sicilia è tra le regioni più rappresentative.
Ma Gianni andava oltre, molto oltre, con il suo modo garbato e ironico utilizzava la fotografia per trasmettere i suoi valori di uomo e di fotografo a quanti si accostavano al Club ed in particolar modo ai giovani che seguiva durante i corsi fotografici o durante lunghe ore in camera oscura.
Nel 1983 la FIAF lo insignì del titolo onorifico di Benemerito della Fotografia Italiana; mentre nel 2001, la stessa FIAF gli conferì l’alta onorificenza di Seminatore FIAF (il primo in Sicilia a riceverla e per lunghi anni l’unico ad averla): vista l’indole di Gianni, mai titolo fu più appropriato.
Il nostro rapporto negli anni è andato ben oltre la fotografia; infatti eravamo anche amici di famiglia e sono state tante le giornate trascorse insieme, sia in giro a fotografare sia al chiuso della camera oscura, dove ho appreso i primi rudimenti di sviluppo e stampa del bianconero.
Questo particolare rapporto di amicizia è durato fino alla fine, anche dopo la fondazione del Le Gru, perché ogni occasione era buona per incontrarci.
Gianni ha lasciato tantissime testimonianze fotografiche, sue foto si trovano anche al Centro Italiano della Fotografia Italiana di Bibbiena (AR).
Ma ciò che ricorderemo su tutto è la sua cordialità e il grande amore per la fotografia che, con semplicità, sapeva trasmettere agli altri.
I suoi insegnamenti sono sempre vivi e ancora oggi mi sono di esempio.
Grazie Gianni, grazie per tutto quello che ci hai dato!

Il Presidente
Giuseppe Fichera

 

TESTIMONIANZA e RELAZIONE: la SICILIA di GIANNI PISTARA’

La fotografia è una forma di rappresentazione visiva fortemente connessa con il tempo: con il tempo isolato dalla frazione di secondo di scatto e con quello ben più lungo che separa quella frazione dalla visione dell’immagine da essa congelata. Più è dilatato questo secondo tempo, più le immagini acquistano interesse negli occhi di chi le guarda, fino ad arrivare a dare valore d’arte testimoniale anche a banali rappresentazioni della vita quotidiana.
Figurarsi poi se la rappresentazione fotografica non si limita alla banale resa del quotidiano, ma lo trasforma in “elegia”, riscrivendolo “alla luce” di un’acuta sintesi di storia e cultura, narrate con un linguaggio di rara autenticità.
Queste doti erano ampiamente possedute dal Prof. Gianni Pistarà che con le sue “piccole storie fotografiche”, arricchite dai suoi affascinanti racconti, ha sempre catturato l’attenzione di chi ha avuto la fortuna di osservare le sue immagini.
In ognuna di esse si vede, come scriveva Wim Wenders, lo scatto e il controscatto; l’immagine ripresa e l’immagine di colui che l’ha realizzata: un’unione simbolica di cuore, occhi e mente per dirla con le parole di Henri Cartier-Bresson.
Ma le foto del maestro Pistarà hanno poco o nulla in comune con quelle del maestro francese. Lui non è mai andato alla ricerca dell’ “attimo decisivo”, bensì dall’ “attimo assoluto”; non la sintesi estrema di un fatto contingente, ma la sintesi ontologica di un modus vivendi. La sua è stata una visione estremamente umana delle cose, profondamente intrisa di empatia verso il soggetto ritratto e verso il mondo che esso rappresenta.
Guardando le foto di Pistarà non si può non pensare da un lato alla Sicilia di Enzo Sellerio, dall’altro alla ricerca sul tempo, spirituale e culturale, di Pepi Merisio. E se come la fotografia di Sellerio le immagini di Pistarà, per dirla con le parole di Leonardo Sciascia, “raccontano e significano la Sicilia con una verità […] che s’inserisce nella migliore tradizione letteraria e figurativa dell’isola”; al cospetto di quella di Merisio ritroviamo lo stesso timbro di fedeltà alle proprie origini, l’orgoglio della propria civiltà; quell’orgoglio che prova solo chi è dalla parte di quel mondo e ha un atteggiamento di complicità con esso.
Nelle fotografie di Pistarà possiamo leggere la volontà non tanto di fermare il tempo, perché quello scorre comunque, quanto il desiderio di guardare con dolcezza a un mondo in trasformazione, segnalando quello che stiamo irrimediabilmente perdendo, attraverso una fotografia non fatta per stupire ma per raccontare. Una fotografia in cui non si alterano mai i rapporti spaziali, non si ricerca l’eccesso degli elementi simbolici, ma si privilegia il “senso puro del soggetto”.
La fotografia di Pistarà va quindi oltre la documentazione autentica, per divenire strumento di comprensione. Essa ci fa capire com’era fatto un piccolo pezzo di mondo e com’erano fatti coloro i quali lo abitavano, soprattutto i bambini, suo soggetto d’elezione nel rapporto con l’essere umano.
Tali immagini raggiungono così lo status di testimonianza partecipata, di narrazione epica. Del resto lo stesso Sellerio non faceva mistero che il suo fare fotografia era vissuto come un fare “letturatura con le immagini”.
La fotografia è uno strumento prezioso di relazione e le immagini di Gianni Pistarà ruotano tutte attorno a questo concetto: relazione con i soggetti ritratti sempre con grande dignità e mai con intento predatorio e relazione con noi che attraverso tali immagini, anche a distanza di anni, abbiamo il privilegio di dialogare con lui, capendo di volta in volta qualcosa di più del suo essere uomo con e per la fotografia.

3nzo Gabriele Leanza
Storico della Fotografia