QUARANT’ANNI DI FOTOGRAFIA

MOSTRA FOTOGRAFICA

di Pietro Urso di Acireale (CT)


Recensione di Giuseppe Fichera

Quando la passione per la fotografia occupa un posto preminente nella vita, essa è capace di intrecciare relazioni e situazioni che vanno al di là del semplice hobby coinvolgendo, anche a distanza, autori e familiari in rapporti di stima e amicizia. Una di queste persone è senza dubbio Pietro Urso che, grazie alla fotografia, ho avuto il privilegio di conoscere oltre 25 anni fa. Egli oltre ad essere un bravo fotografo è stato, negli anni, sempre disponibile a lavorare nell’ambito dell’associazionismo e a facilitare i contatti umani all’insegna dell’amicizia. Proprio per le sue doti, posso affermare che la passione per la fotografia è qualcosa di importante e che la stessa è parte integrante persino della famiglia. Parlando di famiglia, non posso non citare la compagna della sua vita, la cara Angela, che oltre a condividere la passione per la fotografia spesso lo accompagnava alle serate del circolo, ai congressi FIAF e ai Raduni fotografici; purtroppo lo scorso anno, il buon Dio l’ha chiamata a se lasciando un vuoto indescrivibile sia ai familiari che a tutti gli amici.

Pietro all’inizio degli anni ottanta, per alcuni di noi, era un punto di riferimento per il modo innovativo di fotografare, per le capacità espressive e per la ricerca del soggetto; inoltre, essendo l’unico a partecipare ai concorsi internazionali ci spronava alla partecipazione agli stessi e a distanza di tempo posso dire che ci ha permesso di confrontarci con realtà nuove ed avere una visione più ampia della fotografia. Grazie al suo impegno e per i risultati conseguiti in campo nazionale ed internazionale è stato insignito, dalle rispettive Federazioni, delle più alte onorificenze FIAF e FIAP. Le immagini che ci propone Pietro Urso sono il frutto di oltre quarant’anni dedicati alla fotografia con la F maiuscola. Egli si è cimentato in generi diversi, sia in bianco e nero che a colori, e le foto che compongono la mostra sono una sintesi della vasta produzione che ha realizzato in tutti questi anni. Molte delle immagini appartengono a lavori completi che in questa occasione sono presentati come immagini singole o dei mini portfolio; quelli più datati sono dei documenti unici che ci riportano indietro negli anni e ci ricordano situazioni e luoghi scomparsi con il “progresso”.
La foto dei trasportatori del sale con i “cufini” (ceste di canne) ripresa negli anni ’70 ad Augusta (SR) è un esempio tangibile in quanto oggi non esistono più né le saline né le ceste che sono sostituite da quelle di plastica. Il portfolio sulle provole (sempre anni ’70) realizzato a Basicò (ME) ci illustra invece con quanta “semplicità” e manualità erano realizzate le provole.
Le immagini “elaborate” degli anni ’80, oggi realizzate con facilità dai programmi di fotoritocco, erano frutto di giornate di lavoro in camera oscura con pellicola ad alto contrasto che, stravolgendo la realtà, erano capaci di farci fantasticare e persino sognare. Molte altre immagini ( i bambini, il carnevale, il lavoro sulle barche, ecc. ) sono dei “pezzi” singoli che gli hanno procurato molte soddisfazioni nel campo dei concorsi e delle mostre e che lo hanno reso noto nelle statistiche FIAF e FIAP.
L’autore ha lavorato silenziosamente, giorno dopo giorno, non per stupirci, ma per restituirci la realtà che maggiormente lo ha colpito. Una mostra da vedere senza fretta, assaporandone il contenuto e immergersi nei significati che ogni singola foto è capace di trasmettere e che spesso si tramutano in emozioni.
Un augurio all’amico Pietro: affinché continui con la stessa costanza e con il suo modo di fare, che lo rende “speciale” e utile alla fotografia e di conseguenza alla grande famiglia del Le Gru.