CLONING FACTORY

MOSTRA FOTOGRAFICA

di Nicolas Berlingieri (Argentina)

Recensione di Daniela Sidari

Nicolas Berlingieri passa dalla fotografia analogica a quella digitale appassionandosi alle tecniche di fotoritocco. La sua fotografia ripercorre, ma in modo innovativo, collage, fotomontaggi e fotoritocchi già sperimentati analogicamente fin dagli esordi della fotografia. Porzioni di foto, oggetti e personaggi estratti dal contesto originale sono riposizionati su altro sfondo; così composte ed organizzate le parti daranno vita a una nuova immagine completa.
Il lavoro “Cloning factory” fa parte della sua fotografia creativa; esso viene inizialmente concepito e composto in modo da essere visto come un’unica foto panoramica continua e circolare. Per esigenze di esposizione la singola foto viene poi separata per diventare una mostra composta da venti immagini in sequenza in cui ogni foto mantiene con quella precedente e con quella successiva un legame narrativo oltre che fisico senza quindi perdere in comunicazione.
Tutto è ideato, progettato e realizzato meticolosamente: tecnicamente ogni immagine è formata da parti di foto, scattate in posti ed occasioni differenti e poi assemblate con il programma Photoshop. Per avere tale risultato è stato necessario gestire le prospettive, le ombre, i riflessi, la direzione della luce, la luminosità, il contrasto, le dominanti di colore, la dimensione degli oggetti, il loro disporsi su differenti piani ed altri importanti dettagli.
La facilità con cui oggi è possibile riprodurre un’immagine o parte di essa in numerose copie identiche a se stessa porta l’autore ad affrontare temi di grande attualità, ci parla di una società in cui domina l’omologazione fino a riflessioni più profonde in cui il quotidiano rassicurante si allontana lasciando il posto ad una società proiettata verso la clonazione umana.
La mostra “Cloning factory”, lavoro permeato da un sottile filo di ironia, è il modo migliore per interpretare questi temi. Fabbrica di cloni ci introduce in un contesto futuristico desolante e non auspicabile, un mondo di creazione che seppur in maniera volutamente esasperata propone letture comuni alla società odierna. L’immagine iniziale mostra i monitor in cui tutto viene tenuto sotto controllo. Sul nastro trasportatore i soggetti mantengono inizialmente una propria individualità poi tutto si annulla, privati delle proprie singolarità, resi nudi, essi sono ri-creati, plasmati secondo volontà altre. In essi leggiamo i modelli propinati quotidianamente dalla televisione, il perseguire comportamenti comuni o banalmente il vestirsi nello stesso modo. Questo porta inevitabilmente alla perdita di una propria personalità, all’annientamento culturale ed all’omologazione collettiva.
Ed è alla consapevolezza dell’autore di un’appiattita identità sociale in cui ogni individuo vive nel somigliare ad altri, che si aggiunge la notizia “creato in laboratorio il primo embrione-clone umano”. In questo scenario fortemente realistico, “Cloning factory” attraverso tecniche avanzate di ingegneria genetica ipotizza di iniziare la clonazione di soggetti umani. Lo sviluppo lineare di nastri trasportatori ci permette di seguire esseri umani di sesso ed età differenti in laboratori di fecondazione, macchine e tubi di clonaggio; essi sfornano replicanti, copie perfette di un originale, esseri senza identità, freddi ed insensibili come manichini. I cloni, imballati e pronti per la consegna, sono il preludio di un possibile agghiacciante scenario totalmente popolato da esseri riprodotti in serie, esseri conformi ed uniformi, popolo compatto ed omogeneo.
L’uomo sta distruggendo la condizione umana.
Berlingieri attraverso la mostra fa trasparire paure e perplessità: perché continuare a privarci della nostra unicità ed irripetibilità? E soprattutto quale sarà la realtà futura?