L’ALTRA CITTA’

MOSTRA FOTOGRAFICA

di Francesco Granelli di Arezzo        

Recensione di Paola Binante

Centri commerciali, edifici che avanzano, negozi fashion, ristoranti, ed ancora pub, cinema, teatri ed il metrò. E’ Nuova Delhi una delle città progresso della nascente India.
L’obiettivo di Francesco Granelli non è puntato sulle strade di questa città per svelarne il gusto o lo stile, non è questa la Delhi che ci vuole comunicare ma “l’altra città”, quella nascosta dai riflettori e dalle grandiosità dello sviluppo.
Rapito, come molti occidentali, dal fascino delle terre d’india, il fotografo ci fornisce una personale visione della old city; pur rimanendo colpito dalla fiumana di persone che si snodano tra le vie del vecchio mercato, restituisce un delicato ed intimissimo ritratto umano.
Non sono appunti di viaggio, ma visioni di una città in cui l’uomo si fa filtro moderno attraverso cui il reale, il già costruito, penetra per riflessi di luce, ricostruendo e trasformando l’insieme.
Questa è una visione che nasce dal gioco ambiguo tra l’esterno e l’interno, l’impossibile da vedere e da cui è impossibile vedere, ma che lascia spazio all’immaginazione.
La scelta di operare di notte permette al fotografo di isolare lo spazio fisico permettendoci una visione altra. Come in una messinscena in L’Altra Città la teatralità è del tutto esplicita, ogni cosa è in movimento, niente è durevole, tutti si aggirano tra l’aria elettrica di un ambiente caratterizzato da un ritmo di brevi spazi di tempo,
frammentato così come lo scopriamo in queste fotografie che ci permettono di percepire il movimento tra contorni sfrangiati e scie luminose.
Ma Granelli va oltre, svuota la scena dal colore, restituendoci una visione prevalentemente a tono caldo, tra gialli ocra e leggeri rossi. Il suo è quasi un rifiuto dell’ordine compositivo, tutto si staglia con la plasticità, la semplicità di un segnale luminoso, il reale è registrato azzerando ogni possibilità di lettura formale cosicché i
segni possano parlare o meglio emergere liberamente e l’immagine consentire quelle vibrazioni tra immaginario e reale.
La fotografia esprime la vita, testimonia il proprio tempo, il proprio ambiente, la sofferenza e la serenità dell’umanità. Ma la sua ricchezza è anche la sua libertà di esprimere in modo diverso! E’ così che raggiunge una forma di autonomia, diventa oggetto, nuova realtà silenziosa.