IL COLORE… NEL PAESAGGIO

MOSTRA FOTOGRAFICA

di Giuseppe Cannoni di Pescara

Recensione di Aleardo Rubini
In sede critica, dobbiamo porre l’accento sul fattore principale (stavamo per dire amico) che informa le fotografie: l’estetica. C’è la forma, c’è il contenuto, ma la prima fa passare in secondo piano l’oggetto delle riprese. La particolare angolazione, il modo di inquadrare una campagna, la scelta di un dettaglio, il momento favorevole della luce, grazie alla quale si ottiene una splendente risonanza tonale, da pittura all’aria aperta, fanno si che i fotogrammi si impongano all’attenzione visiva dello spettatore in presa diretta. Si osservino i particolari di un girasole, sventagliata ritmica di giallo, si badi a come è costruita la campagna, con le varianti coloristiche, l’irrompere improvviso di un albero, i segni della terra che diversificano le varie zone e si risolvono in una scrittura quasi astratta. Si ponga mente a tutto lo sciabolare di riflessi di rossi, verdi, ocra, azzurri, gialli ed altre tinte contrapposte a volte allo specchio bianco-azzurro del cielo o delle montagne innevate, che possono dar vita ad un monocromo leggermente variato. Tutto questo ci riporta ai grandi paesaggisti del Sei-Settecento, alle ultime verifiche, sempre nell’ambito del paesaggio dell’Ottocento, finalizzato unicamente alla decantazione del bello, senza scadere nella banalità rappresentativa. L’inserimento dell’uomo è assai contenuto; ad esempio, il pastore con il suo gregge e il cane è ripreso come facente parte del panorama, quale variante tonale. L’inserimento (se di inserimento si può parlare) avviene non per contrasto, ma per naturale unione; non come una sovrapposizione di motivi diversi, ma piuttosto sotto le forme di una naturale unione. La geometria costruisce tante cose, e il colore ne scandisce i piani, crepitando ritmicamente come in uno dei tanti racconti dei narratori dell’Ottocento o dei primi anni del Novecento che amavano soffermarsi sulla descrizione della natura nei suoi molteplici aspetti (pensare alle Novelle della Pescara di Gabriele D’Annunzio), cosa che adesso è scomparsa del tutto dalle pagine degli odierni romanzieri, che puntano su tutt’altri argomenti e mettono da parte la forma per badare soltanto al contenuto.