ETNA

MOSTRA FOTOGRAFICA

di Giuseppe Fichera di Aci Catena (CT)

Recensione di Giorgio TANI

Chi arriva a Catania in aereo scorge i riquadri dei campi i cui colori, secondo la stagione, vanno dal verde all’ocra. Poi compare la Montagna di un grigio azzurro cupo che cattura lo sguardo e diviene, nell’avvicinarsi, via via più alta e imponente. Una nube fa sempre da cappello, a volte bianca e lenta, a volte cupa e turbinosa come una spirale di fumo. Da terra la presenza della Montagna si fa ancora più immanente. Respiri, tocchi, cammini sopra ad una roccia che forma gli anfratti del mare, che come cristalli aguzzi ed enormi fora le zolle. Pietra che squadrata e lavorata diviene mura, pareti, strade, case. Nel paesaggio che va dalle città ai paesi e ai casolari, la Montagna forma, un cono con una circonferenza di base di oltre 300 Km, in alto il pennacchio si forma a circa 3400 metri. Vulcano. Il più grande d’Europa. Camminando lontano, anche nelle città, si ha la sensazione di poggiare su una immensa bolla di terra solidificata ma non inerte.
Avvicinandoci, salendo, la terra diviene sempre più calda, i colori cambiano, l’aria è densa, le piante si rarefanno. La sensazione è di sfida. Cammini sopra ad un dio. Te lo consente, ma non sempre è disponibile. Potrebbe corrugare la pelle, muoversi, gettare fuori da se ciò che gli ribolle dentro. Allora diviene temibile e spettacolare. Il fotografo non può restare indifferente e allora la sfida diventa ancora più ardua. Il vulcano, il dio Etna, non si mette in posa. Il magma scorre giù come l’acqua o esplode verso il cielo come un fuoco d’artificio.
Giuseppe Fichera si è avventurato in un suo itinerario fotografico. Un centinaio di sue immagini formano questa mostra. Il percorso visivo inizia da lontano. Nel paesaggio la Montagna riempie l’orizzonte, da vicino le sue “bocche” si aprono, mostrano il magma. La terra si forma e si disgrega. Appaiono effimeri paesaggi, orridi e belli, come se la bellezza non potesse distaccarsi neppure da ciò che appare infernale.
Poi la sequenza delle immagini di Fichera torna verso l’elegia del paesaggio. L’Etna, in lontananza, si copre di bianco, torna a sembrare la fucina di un dio che fonde e batte il ferro e il bronzo in una dimensione dove il tempo e lo spazio sono dilatati. Solo ogni tanto getta fuori le scorie da suo crogiuolo.

Recensione di Antonio Carreca (2005)

Una ricerca costante che si aggiorna e si arricchisce con il trascorrere del tempo; un attaccamento alla natura e alle sue forze “indomite” che riesce a farsi strumento di dialogo e di persuasione verso gli altri. In questo senso si svolge l’attività fotografica di Giuseppe Fichera, autore che con modestia ed umiltà ha saputo raggiungere meritati ed autorevoli riconoscimenti.
Il lavoro fotografico svolto sull’Etna, che registra periodici aggiornamenti, rende giustizia agli sforzi dell’autore, da sempre innamorato del “ Vulcano”, il più grande d’Europa. La mostruosa e suggestiva potenza dell’Etna sembra infondere una forza particolare anche al fotografo-visitatore, che con discrezione riesce ad appropriarsi degli aspetti e dei paesaggi più belli, regalando brividi d’intensa emozione anche al più freddo dei lettori.
L’Etna sa scatenarsi e poco dopo sa offrire romantiche cornici imbiancate; tutti i colori dell’iride fanno parte del vulcano. Il nero, il rosso, il grigio, ma anche il bianco e il verde si mescolano in mille e più combinazioni. Giuseppe Fichera, conoscitore del luogo, li ha colti tutti, nelle sue immagini, questi colori, e li ha trasformati appunto in palpabili sensazioni.
L’Etna è il lavoro più faticoso ma anche il più bello, fin qui, di Fichera fotografo.
E’ probabile un errore, ma è davvero suggestivo il paragonare l’alberello sommerso dalla neve, immortalato in una delle immagini della mostra, alla splendida solitudine dell’autore dinanzi al suo maestoso oggetto di sincera ammirazione.