MITOLOGIA E NATURA UMANA – Il maiale, vittima sacrificale

MOSTRA FOTOGRAFICA

di Giuseppe Fichera di Aci Catena (CT)

Recensione Giorgio Rigon

L’opera fotografica di Giuseppe Fichera, in virtù del suo crudo realismo, produce una forte impressione e ne suggerisco la lettura sotto una triplice chiave: della Mitologia, della Legge di natura e della Tradizione popolare.
La Mitologia greca e le Scritture ci parlano spesso di vittime sacrificali: ci sono Dei che sottraggono Ifigenia al pugnale del padre, c’è un angelo che ferma la mano di Abramo in procinto di sacrificare il proprio figlio ma, per sancire l’ineluttabilità dei sacrifici, al posto delle vittime umane, saranno sgozzate altre creature animali. Il rito sacrificale, in ogni religione, ricorre costantemente, è sempre cruento; ferocia e coraggio sembrano necessari e propiziatori.
La mitologia del sacrificio simboleggia l’equilibrio della natura, basato sulla catena alimentare: ogni specie si alimenta di altre specie, la sopravvivenza di ogni essere vivente è assicurata dall’uccisione di altri animali. L’uomo non fa eccezione, la fonte della propria sopravvivenza è basata sull’allevamento.
L’alimentazione razionale del bestiame è finalizzata all’ingrasso e al sacrificio finale, momento cruciale che è tradizione in tutte le culture umane e che si trasforma in festa collettiva, come quella dell’uccisione del vitello grasso per onorare il ritorno del “figliol prodigo”; tanto per tornare alla mitologia, in questo caso, cristiana.