INVITO A VALVERDE

MOSTRA FOTOGRAFICA

di Ivano Bolondi di Montecchio Emilia (RE)

Recensione di Silvano Bicocchi & Pippo Pappalardo

La Sicilia di Valverde che ha accolto l’ETNA PHOTO MEETING del 2010, una manifestazione organizzata dal Circolo fotografico locale “Le Gru”, è il soggetto del portfolio “Invito a Valverde“ di Ivano Bolondi. L’interpretazione fotografica dell’autore emiliano ha prodotto immagini che rappresentano ciò che più lo ha colpito di questo centro cittadino. Innanzitutto il calore giocoso delle bimbe, emozionate e festose della Prima Santa Comunione, intraviste come fiori sbocciati in un giardino immaginario. Poi le pittoresche case viste attraverso il velo interpretativo di un riflesso che, come un simulacro dall’eco lontano, celebra lo stereotipo della dimora familiare di buona tradizione popolare. Centrale appare la riflessione sul sentimento religioso che dal magistero plasmato nel bronzo, delle porte e delle statue, viene posto dall’autore in relazione con l’esperienza umana: nella fede dell’uomo di chiesa e della gente. Dai silenzi suggestivi dei luoghi mistici, quasi seguendo i richiami delle voci di un popolo vivace, il suo sguardo torna nei misteri della vita vissuta. Il suo intravedere prospettico attraverso le grate, che dall’ombra scorge il variopinto teatro della vita, diventa rapidamente pensiero sull’evoluzione del mondo femminile. Una femminilità che ci appare liberata, dai tabù del passato, nell’assumere i nuovi simboli di genere proposti dalla modernità: le scarpette giocose della bimba si intrecciano con le sinuose scarpe a tacco alto della giovane donna, o ancora l’abbigliamento da griffe portato con sicurezza. In questo scenario dinamico dei costumi, i colori si fanno fantasiosi quasi a sottolineare una realtà effimera in rapido mutamento. Il piccolo frammento spaziale di bicchieri ordinatamente composti,  diventa per l’autore solo pretesto per sintetizzare con un simbolo estetico il sapore di questa realtà mediterranea: ecco che esplodono, con toni alti, i cromatismi di forme ritmiche che rimandano ai profumati sapori della fresca granita alla mandorla, ai gelsi, alla menta, al limone…

Colpisce sempre la continua evoluzione del linguaggio fotografico di Ivano Bolondi, un importante fotografo italiano che si è distinto dal 1978 ad oggi nei Concorsi fotografici nazionali e internazionali. Egli si conferma un autore sempre alla ricerca di nuove visioni che sa rivelare il meraviglioso e il bello in ogni angolo della realtà, con fotografie sorprendenti ed emozionanti.
E’ difficile riconoscere nelle immagini di Ivano Bolondi l’appartenenza ad un’unica influenza poetica con riferimento alle correnti artistiche del ‘900. Di certo la sua poetica, cioè la modalità con la quale interpreta le cose, è sempre in costante mutamento: iniziata dall’idea di reportage di viaggio è oggi orientata a comunicare le emozioni provate nel rapportarsi con le diverse realtà del mondo. Ha attraversato negli anni poetiche affini al realismo lirico, al simbolismo e all’espressionismo. Un fenomeno ben giustificato
da Rudolf Arnheim, grande studioso dei problemi posti dall’espressione umana: “Per una concezione più adeguata all’umana natura è necessario tener conto degli scopi nella vita, dell’impulso verso la crescita e la stimolazione, degli allettamenti della curiosità e dell’avventura, della gioia di esercitare il corpo e la mente, e del desiderio di realizzare e conoscere.”
La creatività fotografica di Ivano Bolondi è animata dall’intuizione che gli consente di previsualizzare nel reale il simbolo formale che rappresenta l’emozione sentita nel rapporto con la realtà. Scaricare in uno scatto fotografico tutto un complesso di forti sentimenti, caratterizzati sì da conflitti ma anche da profonde pacificazioni interiori, è il momento emozionante in cui l’immateriale diventa visibile ai suoi e ai nostri occhi. Il punto di ripresa è un elemento determinate nel rapporto col soggetto e nella scelta della composizione. Proprio nella scelta del punto di ripresa riscontriamo la maggior dinamica operativa dell’autore, ad esempio quando compie la scelta originale di inquadrare il soggetto in modo indiretto attraverso un oggetto riflettente o trasparente presente nella realtà. Allora ci mostra immagini del reale deformato dalle riflessioni, intravisto attraverso trasparenze sfocate, mutato nei colori dovuti alle qualità cromatiche delle superfici dalle quali egli raccoglie l’immagine simbolica di un mondo che fino a quel momento apparteneva solo a lui e nel rivelarcelo arricchisce il nostro patrimonio iconico.

Silvano Bicocchi BFI/SemFIAF
Direttore Dipartimento Cultura

Entropia e arte. – R. Arnheim, Ed. Einaudi.

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Benvenuti a Valverde di Pippo Pappalardo

“Benvenuti a Valverde” come dire: “entrate, accomodatevi, che piacere rivedervi; questa, d’accordo,  è casa vostra ma è anche la mia”.
Questo l’impatto, o la visita, se preferite, con la sequenza di immagini fotografiche che Ivano Bolondi ha confezionato per Valverde e per gli amici del “Le gru” di cui è socio onorario.
Appunti visivi che muovono dalle ragioni dell’incontro e della visita (Il Meeting etneo di fotografia che ogni anno coinvolge gli obiettivi migliori dell’isola tra i limoni della riviera e i profili dell’Etna), trapassano nei caratteri del ridente paesino da sempre contrassegnato dalla presenza del Santuario e della sua storia, si fanno confronto con la presenza femminile che si affaccia alla comunione con la Vita, si fa meditazione sulla stessa e  sui suoi riflessi, giocando (?) con i punti di vista, con i piani visivi arditi, con la dilatazione di quella visione che solo un poeta può intuire.
Eppure tanta dilatazione ha un suo recinto che è lo stile di Bolondi, la sua poetica potremmo dire: ad esempio, l’incontro con un sacerdote diviene un esemplare ritratto ambientato, il riflesso dentro la fontana dispiega un’interpretazione eccellente del paesaggio urbano.
E tanta dilatazione, poi, si risolve in intimità espressiva, celandosi (si fa per dire) nella linea del colore, nella quinta di presenze che si fanno simboli, emblematicità.
I membri del Le Gru non sono tutti nativi di Valverde, ma  in esso operano da tempo e molti vi lavorano. Tutti, però, si sono emotivamente ritrovati nella casa-sequenza che Ivano ha confezionato con i suoi appunti.
Invero nell’immagini consegnateci c’era l’antico disegnatore dei grandi visitatori settecenteschi (Houel, Goethe) della Sicilia, quelli che ci hanno spiegato perché siamo siciliani, perché amiamo le feste, perche conserviamo le tradizioni, perché trascorriamo la nostra vita tra gli odori ed sapori, innamorati del sole e dei colori, delle donne  e delle parole e delle immagini che le riguardano. Ma, dimenticavamo di annotare che Ivano è cittadino del mondo ed il suo strumento fotografico (ed i risultati del medesimo) parlano le lingue del pianeta risolvendosi, da sempre, nell’armonia della sua generosa visione. La sua telefonata, l’altra sera, era tessuta con il saluto ed il ringraziamento. Noi lo ringraziamo, piuttosto, per quel tanto di orgoglio che l’accurata pulizia delle sue foto ci ha ricordato di conservare.

Pippo Pappalardo Bfi
Docente FIAF e Critico Fotografico