PROCESSIONI

Mostra Fotografica

di Salvo Cafarelli di Acireale (CT)

Recensione di Rita Caramma

UN PERCORSO DI LUCE . C’è un silenzio sommesso, palpabile, impetuoso nella solennità del momento.
C’è un dolore muto, sordo, greve, ma dignitoso e catarticamente implorante nell’esplodere della religiosità.
C’è un impatto immediato come una sferza di umanità che anela al Divino, alla conoscenza di ciò che la fede insegna ad ascoltare in atmosfere oscurate da quel velo nero, emblema da squarciare per una rinascita interiore.
C’è una poeticità d’insieme che nulla toglie alla potenza dell’attimo colto con maestria e semplicità, professionalità e naturalezza.
C’è la mano dell’artista-fotografo che raccoglie una per una immagini che non necessitano di commenti se non per elevarne la piacevolezza e lo stupore, l’incanto e l’incantesimo.
Così in “Processioni” di Salvatore Cafarelli, noi ritroviamo o riscopriamo l’intensità di un momento che nella vita cristiana diviene dolore e salvezza.
I riti  della Settimana Santa in quel di Enna appaiono specchio di morte, come dicevamo, ma nell’occhio vigile dell’autore, percorso di luce pure in quel bianco e nero non scelto a caso, proprio in quell’atmosfera i cui volti dei partecipanti si alternano a pause di riflessione, scandite da lenti passi, quasi a battere  il tempo perduto dietro inutili velleità, senza la ricerca dell’agognato “oltre”.
E, invece, l’autore acese sembra indicarci che quell’ “oltre” è lì, in quel cammino di luce preziosamente custodito in una sola raccolta di foto che si apre al cuore di chi si lascia rapire per rivivere i momenti salienti dell’esistenza del Cristo.
E’ lì  nel dipanarsi della fede cristiana che, nell’immaginifico di chi osserva con attenzione, inizia con la nascita di Gesù, passa per il sacrificio estremo della Croce, anela alla Resurrezione.
Ecco, quindi, la scia di una cometa, lontana, piccola, eppure forte e ricordare il cammino dei Magi in una notte felice che accoglieva il Bambino Gesù.
Ecco, adesso, il compiersi degli eventi nel simulacro del Cristo Morto fra le Confraternite che incorniciano il mistero dolente. Ecco, infine, una luce di speranza, di promessa dell’eternità   che emerge dal sorriso dei bimbi, in una ciclicità dell’esistenza che si annida in ciascuno di noi e che da noi riaffiora tra i meandri di un divenire che tutto rischiara.
L’emozione palpita, strappa i cuori nel ritmo ininterrotto dello scatto, immediato, risolutivo, vivificante. La preghiera segue il suo percorso, la macchina fotografica il suo attimo.
Ecco, la speranza è lì, pur nelle pieghe e nelle piaghe del dolore, sembra ricordarci l’autore, perché lì avviene il disvelamento finale, quando le nebbie del passato saranno le stesse a sconfiggere quel velo nero, per ridonarci la gioia dell’eternità.