VOLTI E LUOGHI DEL MARAMURES

MOSTRA FOTOGRAFICA

di Gianluigi Zaberto di Firenze

Recensione di Giancarlo Torresani

E’ risaputo che da sempre la fotografia ha consentito indagini visive del territorio. Sin dagli inizi la fotografia ci ha rivelato nuovi paesaggi umani, la cui immagine si e’ potuta salvare, catalogare, esaminare, studiare, diffondere, come documento rivelatore di inedite strutture e fenomenologie del reale. Cosi’ avviene in “Volti e luoghi del Maramures”. Le immagini ci portano nel Maramures uno dei 41 distretti della Romania, una regione storica della Transilvania in un territorio prevalentemente costituito da zone collinari e da vallate attraversate dal fiume Tibisco.
L’indagine fotografica di Gianluigi Zaberto inizia con un dittico, un doveroso omaggio rivolto ai martiri di questa terra, due scatti al “Memoriale delle Vittime del Comunismo e della Resistenza”, dichiarato dal Consiglio Europeo (1998) uno fra i principali luoghi di conservazione della memoria. Nel carcere di Sighetu Marmatiei (Sighet), testimone del duro controllo della Securitate (polizia politica del regime comunista degli anni cinquanta/sessanta) vennero rinchiusi molti avversari politici di Ceausescu con l’accusa di essere nemici di classe. Il Maramures e’ una regione nota, sia per la presenza mineraria, sia per la permanenza delle sue tradizioni agricole che, a seguito della rinuncia alla collettivizzazione imposta dalla passata dittatura comunista di Ceausescu, ancora oggi mantiene un forte legame con la terra. Proprio per questo le immagini di Zaberto si soffermano sull’aratura, sul raccolto delle messi, sulla falciatura del fieno, sulla pastorizia e su molte altre attivita’ ancora basate sul lavoro manuale.
Una regione multietnica e multi confessionale, attraversata da strade in terra battuta dove non e’ difficile imbattersi in carri trainati da cavalli o forti bufali neri, che mantiene viva la sua impronta nell’architettura, nelle tradizioni popolari e nel modo di vivere; una regione dove la vita e’ ancora scandita dal rintocco della terra, dell’acqua e del sole. Degne di nota sono le caratteristiche lavorazioni in legno delle chiese, delle case e dei loro portali, che riflettono la grande ospitalita’ ben interpretata nei sorridenti ritratti presenti in questa mostra.
Queste immagini ci permettono di entrare in alcune chiese di legno, considerate patrimonio dell’umanita’ dall’Unesco, e di visitare il caratteristico cimitero di Sapanta, l’unico al mondo ad avere la denominazione di cimitero felice, poiche’ su ognuna delle tombe vi si trovano i segni di una riflessione sulla vita in chiave divertente, a testimonianza che le tradizioni di questa localita’ non sono cambiate, ma sono rimaste inalterate nel corso dei secoli.
Zaberto non intende semplicemente descrivere questa singolare regione ma ricerca ed esplora l’uomo in tutte le fasi della sua vita: dal lavoro nei campi ai mercati del bestiame, dalle case ai figli e agli anziani e ai momenti dedicati alla fede. Roland Barthes affermava che il mondo e’ un oggetto che dev’essere decifrato; le immagini di Zaberto, rovesciando il concetto, ci dimostrano che gli oggetti decifrati possono essere un mondo.
Un mondo, quello del Maramures, con pochi giovani, la maggior parte e’ dovuta emigrare alla ricerca di lavoro, e la globalizzazione sta erodendo lentamente quella che puo’ essere definita una delle ultime antiche civilta’ contadine. Il binomio – Fotografia e Territorio – non e’ un semplice esercizio di rilievo fotografico, e’ un contributo culturale che vuole indurre a qualche riflessione di interesse antropologico sulla conservazione degli usi e dei costumi (a rischio di estinzione) evitando la retorica del monumento e delle mode antiquarie.
Il passato, per vivere nel presente, deve farsi presente evitando la memoria fine a se stessa.