AUTORI FIAF

FABIO FICHERA & GIOVANNI BUSI

MOSTRA FOTOGRAFIA 

STRADA FACENDO

Recensione di Giorgio Tani

Ancora una volta la Sicilia insegna… Valverde, il Gruppo Le Gru, la Galleria Fiaf. L’insegnamento ci è dato dal fatto che la Galleria si è aperta a due giovanissimi autori il cui itinerario fotografico è appena iniziato e il cui avvenire è una strada aperta nel mondo dell’immagine. Da sempre ci chiediamo, noi della Fiaf, come poter avvicinare i giovani alla nostra fotografia, che consideriamo evoluta e che diviene normalmente nostra compagna di viaggio, di vita ed anche un modo estetico di vedere
E’ questa la risposta migliore: dare loro l’opportunità di una mostra personale, vedere le loro opere nella combinazione dialettica di contatto con un pubblico di visitatori e di intenditori.
Fabio Fichera e Giovanni Busi si presentano insieme, come a dire che, insieme, percorrono quel pezzetto di strada che è sottinteso nel titolo della mostra. Ognuno dei due ha un proprio bagaglio di esperienza, certamente breve se misurato nel tempo, ma ben alimentato dall’ambiente nel quale sono nati e cresciuti. L’insegnamento paterno, i circoli, la Fiaf e la Fiap con tutte quelle componenti costituite da incontri, esposizioni, corsi, seminari e il semplice ascoltare, mettere in pratica i consigli, gli stimoli ascoltati e ricevuti ovunque.
I temi di Fabio vanno dallo still life al reportage, toccano la foto di ambiente e il paesaggio rurale valorizzandone forme compositive e cromatismi. Significative nella loro spontaneità le riprese al “mercato cittadino” di Catania, dove la merce proposta in vendita e le mani che operano hanno preminenza quali segni simbolici di uno scenario molto ampio. Guardando le foto, sembra di sentire il brusio delle voci e il grido modulato e sonoro del venditore. Fabio, certamente già innamorato della sua Sicilia, ne ritrae il colore denso e solare e la vitalità delle persone, anzi delle “figure ambientate”, in quanto molte sue immagini rientrano nella voce “reportage”.
Giovanni è attratto, sulle orme paterne, dalla fotografia naturalistica, quella ligia all’imperativo che l’animale deve essere ripreso dal vivo e nel suo vero habitat, senza interferire e senza forzare le situazioni. Il tema “paesaggio” è svolto anch’esso nella ricerca dell’effetto naturale: terre, erosioni, nebbie, geometrie. E questa visione delle geometrie si riscontra anche nel paesaggio urbano moderno e nelle immagini “country” suggestive come in un film western americano.
Dicevamo di insegnamento paterno, di Fiaf e Fiap, sicuramente una parte delle immagini in mostra di Giovanni provengono dal viaggio in Cina, Congresso Fiap e gite connesse in varie località e territori. C’è quindi il Tibet con i monaci, il sorriso allegro dei bambini, l’oro dei templi; c’è il gesto antico del lancio della rete nel fiume Li, a Guilin, del quale ho anch’io uno stupendo ricordo. E anche nel caso di Giovanni, come di Fabio, ci si accorge che il punto di vista della ripresa è
leggermente più in basso del normale perché… devono finir di crescere. E’ un punto di vista in qualche modo nuovo, soprattutto nel ritratto di bambini. Sono visti dall’altezza giusta, alla pari, e per questo ci sembrano più freschi e più naturali. Che siano pastorelli siciliani o fanciulli cinesi non è importante. lo è invece la loro espressione ridente, pensierosa, pura. Noi grandi li riprendiamo dall’alto, Fabio e Giovanni ci dicono che bisogna guardarli dallo loro stessa altezza per sentirli più vicini.
Ed ora, concludendo questo necessariamente breve scritto, voglio ribadire il concetto di quanto sia stata valida l’idea di agevolare la nascita e il programma di Gallerie Fiaf in tutta Italia. Idea che ha avuto un iter di applicazione a volte difficile e poco valorizzato.
La nuova Galleria Fiaf di Valverde, nella sua autonomia di gestione, appare come un riferimento, in un’isola, la Sicilia, fotograficamente felice per capacità di persone e bellezze naturali, storiche e contemporanee. La Galleria si è, in questa occasione, aperta a due giovanissimi fotografi per accogliere le loro recenti opere e soprattutto per “avviare” il loro percorso espositivo futuro. Questa apertura, questa fiducia in loro deve essere un esempio anche per altri casi.

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