I RITI DELLA SETTIMANA SANTA

MOSTRA FOTOGRAFICA

a cura dei Soci Le Gru

Recensione di Enzo Gabriele Leanza

In Sicilia non esiste città, paese o piccola località, in cui, oltre alle consuete liturgie di preghiera, non si celebrino in maniera solenne – con riti esterni che variano da provincia a provincia – la passione, la morte e la resurrezione di Gesù Cristo. 
Lungo un fitto calendario d’appuntamenti, compresi fra la Domenica delle Palme e il Lunedì dell’Angelo, toccando l’apice il Venerdì Santo, l’isola si trasforma in un’unica, quanto simbolica, processione.
Ricche di colori, di ceri, di pellegrinaggi, di digiuni, di processioni e di fuochi devozionali, le feste pasquali siciliane assumono tutto il sapore del passato: lo rivisitano, rielaborandolo e restituendolo all’immaginario collettivo con tutta la forza della sua carica evocativa ed emotiva. 
All’interno di questo ricchissimo panorama regionale hanno operato i soci del Gruppo Fotografico Le Gru, che per l’occasione propongono una selezione di alcune fra le principali feste isolane, presentate sotto forma di portfolio.
Tredici fra i membri più attivi del nostro sodalizio hanno contribuito alla realizzazione di questa mostra – curata dal sottoscritto e dal presidente Giuseppe Fichera – dal titolo “I riti della Settimana Santa in Sicilia”.
Le feste selezionate, fra le tante prese in esame, mostrano un percorso coerente di ricerca fotografica, assolutamente non inficiato dalle diverse “mani” degli autori che hanno concorso a comporlo. Tale percorso si articola dal Giovedì Santo di Marsala (TP), in cui dominano le Veroniche e i “gruppi viventi” messi in scena da abili attori-devoti, alla Domenica di Pasqua di Prizzi (PA), in cui a riempire le strade di gente c’è la gioia per la risurrezione di Nostro Signore, unitamente all’attrazione esercitata dalle coloratissime “maschere” della morte e dei diavoli, che, con il loro “abballu”, cercano di distogliere l’attenzione dalla statua del Cristo risorto.
In mezzo a questi eventi stanno le celebrazioni del Venerdì Santo di Enna, Villarosa (EN), San Fratello (ME) e Valverde (CT), nelle quali, seppur con qualche variazione sul tema dati dall’alternanza di Incappucciati, Giudei e Crocifissioni, emerge il sostrato religioso barocco, lasciato come eredità dalla dominazione spagnola.
Un discorso a parte merita la Festa del SS. Crocifisso dell’Aracoeli di San Marco d’Alunzio (ME). Infatti, essa non viene celebrata durante la Settimana Santa, ma ad essa appartiene “simbolicamente” per la conservazione intatta dei riti della devozione all’immagine divina, arricchiti dall’assoluta particolarità dei “trentatré” Incappucciati blue.
Sono proprio i “simboli”, dunque, a unire queste feste in uno straordinario atto di fede, che si protrae nel tempo e che nel tempo trova la sua stessa ragione di rinnovamento.
Il loro è, infatti, un tempo sacro e non storico, si ripete e non si rievoca. La ripetizione dell’evento è la condizione sacrale del rituale religioso: è transustanziale, si svolge in un tempo mitico e mistico che lo rende presente, nell’istante stesso in cui si celebra.