Portfolio Fotografico

Il portfolio è diventato (per molti fotografi) un punto d’arrivo della frontiera delle loro capacità espressivo-comunicative, una frontiera che possiamo e dobbiamo dilatare con lo studio e l’esercizio delle potenzialità espressive che sono proprie del linguaggio fotografico. Parlare oggi di Portfolio è sicuramente un argomento di grande interesse ed attualità che non può prescindere dalla conoscenza della sua definizione ufficiale, coniata dalla FIAF nello scorso 2005.

Definizione di “PORTFOLIO FOTOGRAFICO”

Si può intendere per “portfolio” un complesso coerente di immagini finalizzate a esprimere un’IDEA centrale. I soggetti delle singole foto (il “cosa”’) e il modo scelto dal fotografo per rappresentarli e ordinare le immagini in sequenza utilizzando il valore espressivo degli accostamenti (il “come”) devono essere in grado di comunicare con logica e chiarezza l’IDEA scelta dal fotografo,
e cioè il significato del Portfolio (il “perché”). I significati possono spaziare in molte direzioni: documentaria, narrativa artistica o tematica, creativa, concettuale e altre ancora.

Per portfolio possiamo così intendere un insieme omogeneo di immagini che dovrebbe nascere attorno ad un’ IDEA centrale al punto che se scattiamo e poi mettiamo insieme un certo nr. di foto, “legate” in qualche modo tra loro, abbiamo realizzato un “racconto fotografico” (una frase fatta con le fotografie, o portfolio per alcuni).
Attraverso le immagini, di un portfolio, possiamo sviluppare il nostro messaggio mediante il loro succedersi, configurandole in quelli che sono gli aspetti tipici del raccontare, possiamo metterle in una successione in una sequenza strettamente concatenate, ognuna densa di significato, possiamo creare degli accostamenti tali da determinare un arricchimento nella comunicazione, una possibilità di narrazione di un fatto, di una sensazione o di un’idea creativa.
In questa pratica espressiva, ciò che maggiormente attrae un fotografo, è la possibilità di mostrare la propria abilità in un particolare settore di ricerca e di approfondimento.
All’interno di un portfolio è evidente che ciascuna immagine del racconto potrà avere un proprio SIGNIFICATO, ma l’operazione di strutturare l’opera in un certo modo (da una molteplicità’ ad una unicità) porterà ad un SIGNIFICATO ULTERIORE – caratteristico del raccontare – che nascerà dal sapiente “accostamento delle foto stesse.

Il crescente affermarsi del portfolio (nella fotografia contemporanea) ha permesso di introdurre questa nuova “magia”, la magia del fattore spazio e del fattore tempo, entrambi frutto di convenzioni umane, definite fissando le unità di misura base.
Una differenza peculiare però esiste: mentre la definizione di spazio è oggettivamente rapportabile alla natura delle cose, il tempo invece ha tutte le caratteristiche della pura invenzione umana, nata dal bisogno di razionalizzare.
Il tempo esiste, quindi, nel completamento di una azione che prevede la copertura di uno spazio, o (a volte) di una mutazione fisica come l’invecchiamento delle cose, siano esse relative allo spazio percorso o al cambio della conformazione. In tal senso la fotografia, fatta di grafie spaziali, non è affatto statica come distrattamente si sarebbe portati a pensare, anzi, in quanto descrizione dello spazio, fornisce aspetti dinamici molto efficaci. È il caso del mosso intenzionale che rivela un’evoluzione, quindi una trasformazione nel tempo, dell’oggetto raffigurato.

La fotografia contemporanea, con il portfolio, può raggiungere livelli alti quando esprime la capacità di andare oltre la rappresentazione del presente, congelando l’attimo, e fornendo il concetto di “empresente”, neologismo introdotto di recente dal fotografo e scrittore Fosco Maraini, cioè il presente che emerge, che arriva, e fornisce un filo logico-narrante, in quanto dinamico.
La fotografia, come ogni altra arte, è un fatto culturale, e come tale ha un valore del tutto personale e relativo. Rimane il fatto che centro di tutto è l’uomo, i suoi sentimenti, le sue passioni. La fotografia altro non è che un “mezzo oggettivo” per rappresentare la “soggettività” di ogni elemento naturale.

Il fotografo, che si dedica alla pratica del portfolio, cerca costantemente attraverso le forme di estrapolare la sostanza, nella consapevolezza che il valore della ricerca risiede nelle innumerevoli sfumature che le diverse sensibilità riescono a carpire e, principalmente, a “rappresentare”.
Questo non sempre accade, le immagini solleticano l’occhio ma spesso non sanno sollecitare il pensiero.
Concludo questa mia breve disquisizione sul portfolio, inserito nella fotografia contemporanea, riportando alcune righe (apparse il 12 luglio 2006 sul “Corriere Della Sera”) come ulteriore proposta di riflessione:
“E’ tempo di grandi trasformazioni: le gallerie d’arte si stanno impadronendo della fotografia che non è più confinata in luoghi nei quali si confrontano amatori e fotografi professionisti, dove per fare mostre non si paga e le foto si vendono al costo della stampa, oppure si lasciano in omaggio a chi l’esposizione l’ha fatta.”

E allora: troviamo un’idea, prendiamo i nostri apparecchi fotografici e… Buoni portfolio!

Giancarlo Torresani BFI – SemFIAF – ESFIAP
Direttore D.A.C. ( Dipartimento Attvità Culturali)
Consigliere Nazionale FIAF