SINFONIA DEL SILENZIO di GIANFRANCO LUNARDO

Presentazione di “Sinfonia del silenzio”

Quello che ci propone Gianfranco Lunardo è un vero e proprio viaggio.

Il mezzo di trasporto è una fotocamera stenopeica e l’itinerario è quello dei luoghi impressi nelle fotografie, in cui possiamo immergerci dal punto di partenza che è questa stanza in cui sono esposte.

E’ un viaggio che attraversa luoghi ‘creati’ in quanto cercati e interpretati quali preferenziali spazi ‘aperti’ dell’Ascolto e della scoperta di sé nella profonda relazione che lega e amalgama tutto ‘ciò che è’.

Al primo impatto colpisce la matericità di queste foto che determina un effetto sinestesico che le rende pregnanti al primo sguardo, che risveglia la nostra percezione affermando il loro ‘essere materia’, e accorcia la distanza tra fotografia-contenuto e chi la osserva.

L’atmosfera è quella evanescente/onirica dentro cui non c’è pensiero che scorre avanti e indietro sulla linea convenzionale di un tempo cronologico, ma immersione nell’ ‘istante presente’ dentro cui non si vivono ansia e rammarico perché questi appartengono al futuro e al passato.

La necessità espressiva è qui l’esigenza di vivere una dimensione di grande serenità e pace e, per questo, rendere smussato e mai inquietante ogni possibile stridore; l’autore crea un bianco/nero dal contrasto non esasperato, e mediato da un’ampia scala di grigi; con l’effetto sericeo, pur determinato da necessari tempi lunghi di esposizione, supera possibili elementi d’inciampo smorzando anche il vorticoso fluire delle acque. L’uso del formato quadrato, per la sua regolarità conferisce armonia e, racchiudendo l’esperienza in un perimetro che non può dare sorprese, potenzia la desiderata serenità.

Il rapporto privilegiato è quello con l’acqua, potente simbolo vitale primordiale e dell’inconscio, e con il suo suggestivo modo di restituire ai nostri occhi ciò che in essa si riflette. L’acqua riverbera gli elementi che da essa emergono, creando sia netti riflessi che per fusione divengono nuove ‘forme’, nuovo unico corpo che è straniante e ci trasporta in una dimensione metaforica profonda legata al ‘simbolo acqua’, sia riflessi ‘spalmati’ sulla pelle dell’acqua, dentro cui i confini che si dissolvono evocano la compenetrazione, l’appartenenza ad un Tutto unico.

La presenza umana, con un’unica eccezione, è richiamata da mezzi e strumenti di lavoro che sanciscono l’atavico legame tra l’uomo e le acque in cui la vita freme/si agita, o da abitazioni contigue a corsi d’acqua o da altre abbandonate che evocano l’impermanenza di tutto ciò che è dentro e fuori di noi.

E’ una fotografia che ci immerge in un tempo dilatato, e dilatabile dal nostro sguardo

attraverso suggestioni, simboli e metafore. Un’interiorità esposta che altra ne richiama.

Eletta Massimino

Lettrice di fotografia FIAF

 

Gianfranco Lunardo

Ho iniziato a fotografare 45 anni fa, con una Zenit e un ingranditore russo. Da allora e fino a pochi anni fa ho stampato da solo le mie foto mentre ancora continuo a sviluppare da me i rulli che espongo.

Nel giro degli anni ho usato attrezzature di tutti i tipi e formati ma per moltissimi anni la mia attrezzatura preferita sono state due Leica a telemetro con due soli obiettivi. Con quelle ho fatto quasi tutti i miei lavori, collaborando con l’Università della Calabria, fotografando feste e tradizioni popolari, la vita monastica sia femminile che maschile. Oltre tutte le foto che ora vengono incasellate con la dicitura “Street Photography”. Ho al mio attivo mostre fotografiche personali e collettive, mie fotografie compaiono su varie pubblicazioni cartacee e on-line italiane ed estere.

Con la legge sulla privacy e con l’età che avanzava, mi sono rivolto ad un tipo di fotografia più introspettiva cercando di trasmettere lo stupore, l’emozione, il piacere, l’entusiasmo di ciò che mi colpiva. Oltre alle Toy camera tipo Holga, ho riscoperto una delle mie prime passioni, la Fotografia stenopeica. Così, da qualche anno, mettendo da parte tutte le mie attrezzature meccaniche analogiche e digitali, uso solo fotocamere in legno senza obiettivo, che grazie alle lunghe esposizioni, alla loro lentezza d’uso, alla minor nitidezza mi permettono di riprendere quei paesaggi esteriori che danno forma, nel loro silenzio, ai miei paesaggi interiori. Tre miei libri di fotografia stenopeica sono andati esauriti con vendite in Italia ma soprattutto all’estero.

Dal 2021, sono socio dell’Associazione Culturale SATOR di Narni.